Bambino oppositivo e scuola… una miscela esplosiva!
In questo articolo cercheremo insieme di capire cosa succede in un bambino che rifiuta di svolgere i compiti e lavoreremo su semplici strategie didattiche ed educative da comunicare e condividere con le insegnanti a scuola.
Come abbiamo visto in precedenti post la gestione del momento dei compiti con un bambino oppositivo risulta estremamente problematica e faticosa…
In un contesto come la scuola, all’interno di un gruppo classe, non possiamo far altro che aspettarci che la situazione si complichi ulteriormente.
Sì perché in un ambito nel quale l’insegnante deve stare attenta anche ad altri bambini e quindi non può dedicare un’attenzione individuale al nostro ed in cui è presente anche un forte confronto sociale le difficoltà si acuiscono e possono diventare un vero e proprio problema!
Non dobbiamo stupirci quindi di note, messaggi e convocazioni da parte della scuola né che il problema ci venga a più riprese segnalato. Ciò che traiamo da questi incontri in genere è più che altro una richiesta di soluzione, come se il problema fosse risolvibile con castighi e sgridate…
In poche parole ci viene chiesto di trovare una soluzione “magica”. Il problema è che noi non siamo Harry Potter e non abbiamo nessuna bacchetta!
Che fare dunque?
Come sempre dobbiamo partire dalla reale problematica che il nostro bambino incontra e cercare di comprendere che alla base di rifiuti e opposizioni si nasconde spesso una forte insicurezza.
Una volta compreso questo possiamo cercare, insieme alle insegnanti, di costruire delle strategie che permettano al nostro bambino di arginare l’ansia e tornare a provare un sano piacere nell’imparare cose nuove.
Ecco alcune proposte…
In primo luogo dobbiamo assolutamente evitare le sfide!
Così come a casa, anche a scuola la dinamica della sfida non è funzionale né porta a risultati. Impuntarsi sul “lo devi fare” e dare il via ad una guerra di potere non porterà altro che all’emergere di comportamenti sempre più disfunzionali. Dobbiamo quindi cercare di arginare il problema, tenendo comunque in conto che per un insegnante trovare un modo di modulare i propri interventi è significativamente più difficile rispetto a quanto facciamo a casa perché corre il rischio di veder minata la propria autorevolezza di fronte a tutta la classe.
Dobbiamo tener conto delle fragilità del bambino!
Nello specifico è inutile punzecchiare uno studente oppositivo sulle proprie difficoltà. Sarebbe invece auspicabile stimolare prima le sue aree di funzionamento in modo da farlo sentire sicuro e quindi, in un momento successivo, andare a lavorare sulle criticità.
Costruiamo un ruolo positivo!
Così come un bambino con disturbo oppositivo tende naturalmente a ritagliarsi un ruolo negativo all’interno del contesto classe (quello che non fa mai niente, che non si impegna, che non è capace…) allo stesso modo possiamo costruirgli intorno un clima di fiducia che gli permetta di sentirsi valorizzato e di acquisire fiducia in sé stesso. Un buon esempio potrebbe essere quello di far preparare una lezione in una materia in cui è particolarmente portato e di far esporre l’argomento alla classe…
Dobbiamo infine ricordare che la categoria degli insegnanti si trova spesso a gestire situazioni al limite, con classi numerose e programmi sempre più intensi. E’ quindi necessario, per noi genitori, evitare di colpevolizzare una maestra che fa fatica a gestire nostro figlio e magari tenere a mente le regole di una buona comunicazione con la scuola che abbiamo discusso in un precedente articolo.
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