Mal di testa ricorrenti? Un forte dolore alla pancia di prima mattina? Ogni motivo è buon pur di non andare a scuola… e se fosse ansia? In questo articolo affronteremo insieme 5 fondamentali strategie per risolvere il problema…
Nel precedente articolo abbiamo visto come individuare l’ansia nel nostro bambino attraverso la lettura e l’interpretazione di alcuni sintomi fisici come il mal di testa ed il dolore alla pancia ed abbiamo scoperto che alla base di questi comportamenti di solito si nascondo paura e preoccupazione.
Abbiamo inoltre capito che è normale sentirci disorientati e confusi di fonte a questi comportamenti ed abbiamo iniziato ad intuire che queste nostre reazioni, spesso fonte di percezione di poca adeguatezza genitoriale, dipendono in realtà dalla modalità che il nostro bambino utilizza per farci comprendere come si sente.
Una modalità che, è bene ricordarlo, nostro figlio non sceglie ma piuttosto si ritrova a mettere in atto.
Cosa fare dunque?
Ecco 5 fondamentali strategie:
Rassicurare!
Nostro figlio ha paura. Noi sappiamo che non c’è niente di cui avere paura, così cerchiamo di rassicurarlo ma senza ottenere risultati…
Perché? C’è forse un problema di udito? Non credo proprio…
La risposta va probabilmente ricercata nel nostro tentativo di fornire rassicurazione attraverso la razionalità, una modalità di pensiero che notoriamente si “spegne” durante una crisi d’ansia e che per di più nel bambino non è ancora sufficientemente sviluppata.
Che cosa potremmo fare invece di cercare di razionalizzare le paure? Potremmo provare con il “metodo FEEL”:
– (Freeze) Fermiamoci: prendiamoci una pausa e facciamo qualche respiro profondo insieme a nostro figlio. Respirare profondamente aiuta a rallentare la risposta del sistema nervoso.
– (Empathize) Empatizziamo: l’ansia è paura. Nostro figlio vuole solo sapere che abbiamo capito come sta.
– (Evaluate) Eseguiamo una Valutazione: una volta che il bimbo è calmo, è possibile valutare insieme una soluzione.
– (Let go) Lasciamo andare: lasciamo andare le nostre colpe ed i nostri vissuti di inadeguatezza; siamo bravi genitori che danno al proprio figlio gli strumenti per maneggiare le paure.
Sottolineiamo l’utilità delle preoccupazioni!
Ricordiamoci che l’ansia è già difficile da gestire senza che un bambino creda di avere qualcosa di sbagliato.
Molti bambini sono infatti convinti di avere qualcosa di rotto nella testa ed arrivano addirittura a sviluppare l’ansia di avere l’ansia.
Per questo motivo è di fondamentale importanza dire ai nostri bambini che le preoccupazioni servono, che sono utili e che a tutti capita di essere preoccupati.
Possiamo utilizzare degli esempi e dirgli che i nostri antenati cacciavano e cercavano cibo, ed essere preoccupati ed in allerta li aiutava ad evitare pericoli come il gatto dai denti a sciabola, sempre in agguato dietro ai cespugli.
Ed anche che nei tempi moderni, dove non abbiamo più bisogno di scappare dai predatori, conserviamo dentro di noi questa impronta evolutiva, la preoccupazione, che ci protegge dai “pericoli” quotidiani.
La preoccupazione è un meccanismo protettivo. È il nostro campanello che ci avvisa di un pericolo che sta per arrivare. È importante insegnare ai bimbi che le ansie sono normali e comuni, che ci proteggono e tutti ne hanno fatto esperienza.
Portiamo alla luce le preoccupazioni!
Ignorare l’ansia non aiuta, anzi! Per questo è fondamentale portare alla consapevolezza le preoccupazioni dei nostri bambini ed aiutarli a parlarne.
A questo scopo potrebbe essere utile creare un momento condiviso per parlarne insieme stando però molto attenti a non negare la realtà delle paure ed a favorire l’espressione spontanea di nostro figlio.
Permettiamo ai nostri figli di avere preoccupazioni!
Come sappiamo, dire a nostro figlio di smettere di preoccuparsi non previene dal farlo. Se i nostri figli potessero allontanare queste preoccupazioni, lo farebbero. Permettiamo quindi ai nostri bambini di essere preoccupati in maniera aperta facendo però attenzione a fornire dei limiti.
Possiamo ad esempio creare un rituale giornaliero chiamato “Tempo delle preoccupazioni” che dura 15 minuti. Durante questo momento, incoraggiamo il bambino a scrivere su un foglio tutte le preoccupazioni che ha.
Per rendere tutto più divertente potremmo creare insieme la “Scatola delle ansie”. Durante questo momento non ci sono regole su cosa sia una preoccupazione valida, tutto va bene! Quando il tempo è terminato, chiudiamo la scatola e diciamo insieme “Arrivederci preoccupazioni”.
Evitiamo di evitare!
Nostro figlio vorrebbe non andare a scuola o alle feste di compleanno? Vorrebbe stare lontano dai cani? Vorrebbe evitare tutte le situazioni che creano ansia? E noi, come genitori, possiamo in qualche modo aiutarlo ad evitare tutto ciò che lo preoccupa?
Certamente no!
Nelle situazioni di forte ansia, la risposta privilegiata è proprio quella della fuga, che porta il bambino (ma anche l’adulto!!) a scappare di fronte a tutte le situazioni che percepisce come minacciose.
Sfortunatamente, a lungo andare, l’evitamento rende l’ansia ancor più ingestibile.
Qual è allora la soluzione?
Potremmo provare un gioco chiamato “Scala a pioli”: per diventare più abili a maneggiare le loro preoccupazioni, i bambini possono utilizzare una strategia che consiste nel romperle in pezzi più piccoli, in modo tale da affrontare un pezzettino alla volta, fino a quando quel pezzettino non innesca più una reazione di ansia.
Permettiamo a nostro figlio di dire che ha paura di sedersi sull’altalena al parco. Poi, invece di evitare questa attività, creiamo piccoli obiettivi che si avvicinino lentamente alla situazione temuta: all’inizio arriviamo solo davanti all’ingresso del parco, poi facciamo un giro all’interno, poi ci sediamo sull’altalena e, solo alla fine cominciamo a dondolare lentamente.
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