Come ci sentiamo noi genitori di fronte ai problemi di un figlio preadolescente? Come possiamo recuperare fiducia in noi stessi ed arginare il senso di rabbia e di poca efficacia? Scopriamolo insieme…
Come abbiamo visto nei precedenti post la preadolescenza (dai 9-10 ai 12-13 anni) rappresenta un momento delicato dello sviluppo, una fase del ciclo di vita in cui l’identità personale è chiamata ad affrontare importanti trasformazioni sul piano dell’immagine del sé, del rapporto con i genitori, del rapporto con gli altri e dell’identità di genere in connessione alla maturazione sessuale.
Ma come ci sentiamo noi genitori di fronte a questo cambiamento?
In genere rabbia, frustrazione e senso d’impotenza diventano sensazioni familiari e fin troppo ricorrenti…
Come non sentirsi travolti? E ancora, come possiamo ritrovare la sensazione di essere buoni genitori?
Partiamo da un esempio concreto…
E’ domenica sera e nostro figlio, che frequenta la seconda media, ha passato tutto il fine settimana tra amici, tablet e playstation. E i compiti? Li faccio dopo, tanto c’è tempo.
Il tempo in effetti ci sarebbe ma, tra la chat di classe, il livello che devo completare e la puntata del telefilm che non posso perdere ci si ritrova abbastanza velocemente alle fatidiche 19.00 della domenica sera.
Ecco allora che scatta la richiesta… Non sono riuscito a finire i compiti (li hai almeno iniziati???), che tra l’altro erano decisamente troppi, mi fai la giustifica per domani?
Ora, non so voi, ma di fronte ad una richiesta di questo tipo e date le premesse io mi sarei sentito decisamente arrabbiato!
Come collocare dunque questa rabbia? Ed il senso di frustrazione derivante dai numerosi tentativi di farlo studiare e di organizzarsi?
E ancora, questa rabbia è fuori luogo? Sono un cattivo genitore perché fallisco nel tentativo di tramandare a mio figlio regole e doveri?
La risposta a tutte queste domande è una sola… NO!
No perché la rabbia e la frustrazione sono normali e condivisibili, probabilmente dalla maggioranza dei genitori di preadolescenti.
No perché il mio tentativo di insegnare la disciplina, il classico prima il dovere e poi il piacere, difficilmente troverà terreno fertile in qualsiasi ragazzino.
No perché devo ricordarmi con chi ho a che fare e quali sono le caratteristiche della fase evolutiva che mio figlio sta attraversando.
E quali sono queste caratteristiche?
Ne abbiamo già parlato ma forse è utile fare un ripasso…
Dobbiamo infatti ricordarci che nostro figlio sta attraversando una fase riconducibile al processo di separazione-individuazione, passaggio fondamentale per la costruzione del futuro adulto che sta crescendo dentro di lui.
In questa fase la ribellione, il fare l’opposto di quanto gli si dice, l’allergia alle regole ed alle responsabilità è assolutamente normale per quanto di difficile gestione.
Le sue emozioni sono amplificate, esplosive ed a volte fuori controllo e la sua percezione del tempo (fattore direttamente collegato alla capacità di organizzarsi) non va oltre quello che accadrà nella prossima mezz’ora.
In questo contesto evolutivo non esiste un intervento magico, non c’è nessun genitore perfetto.
Il nostro compito diventa quindi quello di trasformare la sfida evolutiva che il nostro “bambino” sta attraversando in una sfida educativa, magari ricordandoci di tenere a mente i suggerimenti e le coordinate affrontate nel post precedente.
Ricordiamoci sempre che la genitorialità è un percorso e che noi siamo chiamati a crescere come madri e padri insieme ai nostri bambini!
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