Cosa significa il morso del bambino al Nido? Come intervenire quando il bambino morde? Cosa fare se nostro figlio è stato morso a scuola? Scopriamolo insieme…
Il morso di un bambino nel contesto dell’asilo Nido è un argomento difficile che spiazza e può provocare reazioni diverse e a volte non adeguate.
Per comprendere meglio la situazione è forse utile partire dai vissuti e dalle possibili reazioni dei genitori dei bambini coinvolti.
In primo luogo ci sono le mamme ed i papà del piccolo che ha subito il morso…
Come si sentono? Quali sono le azioni che possono intraprendere? Quali i rischi?
Certamente quando andiamo a prendere il nostro bambino a scuola e ci viene riferito (o nel caso peggiore scopriamo…) che è stato morso ci sentiamo arrabbiati e frustrati.
Arrabbiati verso il bimbo che ha aggredito il nostro cucciolo, verso i genitori di questo bambino ed anche verso le educatrici che non hanno vigilato a dovere.
Chiariamo subito un concetto… questa rabbia è normale!
Ricordiamoci infatti che il nostro primo compito come genitori è quello di proteggere i nostri bambini…
Sparare sulla folla però non è utile a nessuno… Cerchiamo quindi di sostare sulla nostra rabbia e di compiere una piccola analisi sulla situazione.
Il primo oggetto delle nostre recriminazioni è sicuramente il piccolo “aggressore”, colpevole di aver fatto male al nostro bambino.
Se però riusciamo a lasciar sbollire le nostre emozioni ci rendiamo immediatamente conto che stiamo parlando di un bambino che ancora non ha compiuto 3 anni, che quindi non può essere accusato di aver fatto male in modo deliberato e che assolutamente non è responsabile delle proprie azioni.
Se riusciamo poi ad estendere la nostra analisi al contesto familiare, non dovremmo avere particolari difficoltà a renderci conto che non siamo in presenza nemmeno di una carenza educativa.
L’episodio può certamente essere ripreso dai genitori ma il bambino è ancora troppo piccolo per comprendere come la modalità da lui trovata per esprimere la propria frustrazione non sia adeguata.
Non si tratta quindi di genitori carenti da un punto di vista educativo ma semplicemente di un bambino che ancora utilizza una modalità “da piccolo” per manifestare le proprie emozioni…
Se, infine, riusciamo ad immedesimarci per un momento nelle educatrici della sezione del Nido (spesso in rapporto 1 a 8) possiamo tranquillamente affermare che il tempo di un morso è estremamente limitato e che quindi non è umanamente possibile prevenire e monitorare tutto.
L’unica maniera sarebbe quella di tenere nostro figlio sempre in braccio e protetto… ma allora perché iscriverlo al Nido?
Purtroppo non sempre un’analisi così profonda e serena è possibile… ecco che allora ci esponiamo ai rischi di una reazione eccessiva e forse fuori luogo.
Una prima reazione potrebbe infatti portarci a sgridare in prima persona il bimbo che ha aggredito il nostro, di fatto sostituendoci in modo improprio ai genitori legittimi.
Potremmo poi ritrovarci ad attaccare le educatrici, di fatto delegittimandole (magari di fronte ad altri bambini e genitori) rendendo così il loro lavoro ancora più complesso.
Potremmo infine arrivare a prendere in considerazione l’idea di spostare nostro figlio in un’altra struttura, agito non certo risolutivo (i bambini che mordo sono dappertutto!) e che potrebbe instillare nel nostro piccolo la paura dell’altro.
Qual’è poi l’altro lato della medaglia? Cosa succede ai genitori del bambino che ha morso? Come ci sentiremmo se l’aggressore fosse nostro figlio?
La prima reazione, naturale ma al contempo pericolosa, rimanda al senso di colpa ed al vissuto di inadeguatezza comune a molti genitori, argomento già approfondito in precedenti articoli.
Ma questo vissuto di poca efficacia è veramente utile? Dipende…
Se un’azione non adeguata da parte del nostro bambino attiva in noi la voglia di comprendere cosa si nasconde dietro l’atto e ci predispone a ragionare ed a costruire strategie educative volte a colmare un bisogno allora sì.
Purtroppo però, nella maggior parte dei casi, questo processo non si verifica e noi adulti ci troviamo intrappolati in una dinamica interna che può paralizzarci oppure portarci a compiere interventi educativi non adeguati.
Il primo rischio, quello della paralisi, è spesso sottovalutato… Di fronte ad un atto che ci mostra come genitori inadeguati far finta di niente, magari attaccando le altre famiglie che a nostro dire stanno esagerando, potrebbe essere l’unica soluzione difensiva che ci rimane.
Una soluzione certamente non utile…
Se poi andiamo a riflettere sul secondo rischio, quello di intraprendere interventi educativi “forti”, possiamo facilmente riconoscere come agire senza prima aver compreso e riflettuto possa rivelarsi più dannoso che utile.
Una punizione, una lunga sgridata, un ragionamento logico ed articolato risultano essere totalmente inutili in questo caso…
Perché? Beh, stiamo parlando di bambini di 2 anni!
Può un bambino così piccolo cogliere il collegamento logico tra un castigo che subisce ora e qualcosa successo ore fa? Può un bimbo di quell’età riflettere su quanto ha fatto e capire l’errore? E’ possibile per i nostri bimbi cogliere i nessi logici e “ragionare come fanno i grandi”?
Non credo proprio!
Sarebbe forse più utile, sia per i genitori dell’aggressore che dell’aggredito, cercare di comprendere il significato e la funzione del morso nei primi 3 anni di vita (argomento che affronteremo nel prossimo post), capire quali siano gli interventi possibili ed attivare tutte le risorse disponibili (altri genitori, educatrici…) per metterli in atto.
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