Sai riconoscere l’ansia da prestazione? L’ansia è sempre negativa? Cosa fare con un bambino che si preoccupa eccessivamente del risultato? Ecco 5 utili strategie…
Voler primeggiare a tutti i costi, riuscire bene in qualunque campo: un assillo che può riguardare i bambini e i ragazzi, spesso oggetto di aspettative esagerate, anche da parte di noi genitori.
E quando i risultati non arrivano? Potrebbe essere questo un terreno fertile per far insorgere la paura del risultato. Paura che, se esasperata, può diventare ansia da prestazione.
Ma l’ansia è sempre negativa? Dipende…
Impariamo quindi a distinguere…
… un’ansia da prestazione positiva!
Si può dire che, nella giusta misura, l’impegno ad ottenere prestazioni sempre più elevate sia un’ottima spinta. Per noi adulti è quel che stimola, nell’attività lavorativa e sociale, a migliorare le proprie capacità ed a promuovere la nostra crescita personale.
Nei bambini un giusto livello di ansia può dare un bello sprint per aumentare le proprie competenze in ambito scolastico innanzitutto, ma anche in tutte le altre attività nelle quali i nostri figli sono coinvolti.
È normale ed è giusto che il nostro bambino abbia una sana ambizione, che faccia di tutto per ottenere un bel voto a scuola o per vincere una gara, così come è normale per i genitori desiderare sempre il meglio per i propri figli, l’importante è non esagerare e non viverlo – e farlo vivere – come fonte di stress.
… e un’ansia da prestazione negativa!
A volte infatti i bambini possono sentirsi ‘caricati’ eccessivamente dai genitori, che li vorrebbero sempre al top delle prestazioni e che tendono a proiettare su di loro le proprie aspettative.
Altre volte invece è il bambino stesso a pretendere il massimo, a porsi target sempre più elevati, a non accettare di perdere o di non riuscire in qualcosa. In entrambi i casi il bambino vive con stress i vari impegni che si trova ad affrontare e, anche se è capace e competente, rischia di non dare il meglio di sé.
Ma come capire la differenza tra ansia positiva e negativa? E soprattutto, come fare ad aiutare in nostro bambino a superare l’empasse che un’ansia eccessiva può causare?
Ecco 5 utili consigli!
1 – Diamo valore all’impegno!
Così come importante è valorizzare i successi ottenuti a scuola e negli ambienti extrascolastici, allo stesso modo è fondamentale sostenere quanto fatto dal nostro bambino indipendentemente dal risultato ottenuto.
Ciò che dobbiamo valorizzare nei nostri bambini non deve necessariamente essere l’eccellere ed essere i primi quanto piuttosto l’apprendere cose che non si conoscono o non si sanno fare, il diventare più competenti, il mettersi in gioco.
In quest’ottica non è tanto importante il risultato quanto piuttosto ciò che nostro figlio impara…
2 – Poniamo obiettivi realistici!
Dobbiamo ricordarci che è difficile essere bravissimi in tutto ciò che si fa: c’è chi è più portato per lo studio, chi per lo sport, chi per una certa materia scolastica, chi per un’altra.
Il bambino con una difficoltà settoriale spesso ‘generalizza’ la sua difficoltà e può pertanto avere un basso livello di autostima.
Cerchiamo di capire realisticamente dove il nostro bambino riesce meglio da solo e dove invece ha bisogno di un po’ di supporto, spronandolo a migliorarsi senza però pretendere più di quel che oggettivamente può dare. Ricordiamoci inoltre di rimandargli che nessuno è bravo in tutto…
3 – Insegniamo ad accettare l’insuccesso!
Quando è il bambino stesso che si pone obiettivi elevati e soprattutto quando non accetta un insuccesso, occorre dialogare con lui per fargli capire il concetto che è normale che non si abbiano risultati eccelsi sempre ed in ogni ambito.
Talvolta è di aiuto portare ad esempio esperienze personali o anche di amici o di persone note. Insomma, andrà meglio la prossima volta e non è il caso di farne un dramma!
4 – Diamo il buon esempio!
Alla gara sportiva è giusto che il genitore tifi per il figlio, ma non bisogna lasciarsi coinvolgere in eccessi: talvolta si vedono adulti che urlano o incitano a comportamenti non adeguati, o fanno commenti negativi all’indirizzo della squadra avversaria o dell’arbitro.
Lo stesso può avvenire in abito scolastico, contesto in cui a volte ci troviamo a fare confronti con le prestazioni di altri bambini magari andando contro alle capacità di valutazione delle insegnanti.
Questo esempio che forniamo ai nostri figli non fa altro che accentuare un senso di ingiustizia che di certo non rende più semplice accettare anche i giudizi negativi.
5 – Quando si sbaglia, si sbaglia!
Cerchiamo di non difendere ad oltranza i nostri figli! A volte l’attaccamento per il proprio bimbo induce un calo di obiettività nel valutare gli eventi e cercare ‘colpevoli’ altrove.
Questo può accadere a scuola così come nello sport e nei litigi tra coetanei…
Noi genitori dobbiamo invece riconoscere e far riconoscere al bambino l’errore. E’ inoltre molto importante trovare un’alleanza con gli insegnanti, che condividono con noi il percorso di crescita del nostro piccolo nell’educazione personale e negli apprendimenti. Da un rapporto di collaborazione otterremo un clima sereno e proficuo per la sua trasformazione in un ragazzino davvero ‘in gamba’.
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