Il tuo bambino provoca e sfida? Rifiuta di fare i compiti? Non sai più cosa fare? Ecco 5 strategie educative per gestire un bambino con Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP)…
Alcuni bambini sono più difficili di altri… sono i bambini che sfidano e provocano, che mettono in discussione tutto quello che diciamo e che rispondono sempre no!, che rifiutano di collaborare e che rendono il momento dei compiti un vero e proprio incubo per i genitori.
Questi bambini sfidano l’autorità genitoriale , sembrano provare piacere nel far del male agli altri o nel provocare reazioni esasperate. Bambini che infrangono deliberatamente le nostre regole e che spesso sono esclusi dai coetanei perché o si fa quello che dicono loro oppure non si gioca…
La punizione viene spesso trasformata in un’occasione per opporsi strenuamente all’adulto ed in molte occasioni non sembra sortire gli effetti che ci aspettiamo, almeno apparentemente.
In queste circostanze probabilmente stiamo parlando di comportamenti che possono rientrare nel Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP), disturbo che si manifesta in età evolutiva e che risulta caratterizzato da una modalità ricorrente di comportamento negativistico, ostile e di sfida.
Per poter affermare che un bambino è affetto da Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) occorre però una attenta analisi psicologica e neuropsichiatrica, analisi che può essere svolta solo da specialisti qualificati.
Certi comportamenti oppositivi e provocatori, infatti, sono tipici di alcune fasi evolutive e si possono ossevare in tutti i bambini perlomeno in alcune fasi o momenti dello sviluppo. In alcune circostanze possono addirittura essere interpretati come un segnale positivo di crescita (per approfondimenti leggi l’articolo sulla rabbia del bambino).
Quando però siamo in presenza di un disturbo, le caratteristiche di opposizione e di sfida si presentano in modo frequente (anche quotidiano) e per molti mesi (se non anni), tanto da compromettere l’inserimento sociale e scolastico del bambino e da andare ad inficiare il clima e la serenità domestica.
Come sempre il primo indizio da valutare per capire se ci troviamo di fronte ad disturbo è notare se il primo ad esserne “disturbato” è il bambino stesso.
Cercare di gestire i comportamenti di un bambino con Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) è difficile e spesso fonte di stanchezza, rabbia, frustrazione ed è proprio qui il primo punto da tenere sott’occhio, la nostra reazione emotiva, per cercare di aiutarlo ad “uscire” dal tunnel in cui lui stesso si è cacciato.
Ebbene si, perché al contrario di quanto si possa pensare ad uno sguardo superficiale e poco informato, i bambini con DOP non sono affatto felici di essere isolati dagli altri e di essere considerati dei “bulli”. In realtà sono loro i primi a soffrire per i loro comportamenti, hanno un basso livello di autostima e si relazionano con gli altri a partire da un pregiudizio profondamente radicato su sé stessi e sul mondo.
“Visto che nessuno mi può soffrire, tanto vale attaccare per primo”. Somiglia a questa frase il ragionamento inconsapevole che un bambino con DOP fa a sé stesso ed è proprio questo che dobbiamo cercare di avere presente nel tentare di aiutarlo.
Ma allora quali strategie possiamo utilizzare? Probabilmente già ne conosciamo alcune…
Rinforzare i pochi comportamenti positivi.
Sottolineare i progressi ed evidenziare le qualità è probabilmente il modo più semplice e diretto per lavorare sull’autostima. E siccome sappiamo che spesso i bambini con DOP soffrono per un’immagine di sé stessi profondamente negativa mettere in risalto le loro qualità è sicuramente un buon punto di partenza!
Stabiliamo chiare e semplici regole!
Meglio ancora se condivise e stabilite insieme, magari scritte su un foglio appeso in cucina. Quando poi ci saranno delle (inevitabili!) infrazioni potremmo fare appello a quanto scritto insieme, modalità che ci metterà anche al riparo dal passare per quelli cattivi…
Prevediamo delle conseguenze quando vengono rispettate o infrante le regole!
Eliminiamo la parola “punizione” e sostituiamola con conseguenza… Il messaggio che deve passare è che ogni comportamento ha un effetto e che è la condotta stessa a provocare le conseguenze. Se saremo fortunati riusciremo ad instaurare un circolo virtuoso di conseguenze positive!
Cerchiamo di essere coerenti: se si è stabilito un premio o una punizione è bene applicarli!
Questa costanza deve valere sempre, non esistono eccezioni! Altrimenti corriamo il rischio di creare precedenti pericolosi…
Separiamo i comportamenti dal bambino!
Cerchiamo di utilizzare un linguaggio non connotativo… non è nostro figlio ad essere “sbagliato” ma il suo comportamento…
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