Il nostro bambino ha picchiato un compagno a scuola o nel gioco? Ecco 3 utili strategie per aiutarlo…
Come abbiamo visto nell’articolo precedente l’atto del picchiare, da parte del nostro bambino, deve essere attentamente valutato e compreso.
Noi genitori, infatti, tendiamo spesso a giudicare i comportamenti dei nostri figli da un punto di vista “adultocentrico”.
Questa modalità, che abbiamo visto essere assolutamente normale e comune, ci porta in realtà a commettere errori di giudizio e, a volte, a fare scelte educative sbagliate.
Ecco allora alcuni consigli per fare le scelte migliori…
1- Attenzione ai termini!
Il termine picchiare, spesso usato senza conoscerne il significato relativo al mondo dell’infanzia, attiva tutta una serie di pensieri “criminali” nella mente di noi genitori e può portarci a formulare un giudizio molto severo nei confronti dei bambini…
Un giudizio, quello di essere cattivo, che potrebbe essere interiorizzato da parte dei nostri figli e che porta al rischio che il bambino si identifichi con quanto detto dall’adulto.
Se questo avviene siamo nei guai!
Per questa ragione non dobbiamo mai sottovalutare l’importanza, ed il peso, delle nostre parole che quindi vanno scelte con cura.
Ricordiamoci poi che picchiare e mostrare aggressività non significa essere violenti…
Il nostro bambino sta solo imparando, certo commettendo degli errori, a relazionarsi con gli altri in situazioni di conflitto!
2- Litigare insegna a relazionarsi!
I litigi, soprattutto in situazioni di gioco, sono normali e fisiologici…
Da recenti ricerche emerge un dato interessante: un bambino in età prescolare, se lasciato solo con i compagni, mette insieme 50 litigi in una sola ora e in presenza di un educatore arriva a 12.
Questo dato deve farci riflettere sul fatto che il litigio è connaturato al gioco!
Teniamo poi conto che il gioco stesso non è altro che un terreno di prova, un modo per sperimentare nuove dinamiche e per imparare nuove soluzioni e continuare a giocare.
Quando il nostro bimbo picchia un coetaneo è dunque fondamentale non colpevolizzarlo e non intromettersi subito con atteggiamento da giudice.
Come abbiamo visto un atteggiamento di questo tipo può causare risultati disastrosi e portare il nostro bambino a sentirsi in colpa, o peggio colpevole.
Dare spazio per trovare soluzioni può invece rivelarsi un utile strategie per permettere a nostro figlio di sperimentare, e quindi imparare, nuove modalità per gestire un conflitto.
3- Stimoliamo la capacità di autogestirsi!
Il primo passo per aiutare il nostro bambino ad imparare a regolarsi nei conflitti riguarda l’uso di uno strumento fondamentale di noi genitori: l’ascolto!
In caso di litigio prendiamo l’abitudine di chiedere ai nostri figli di raccontarci come sono andate le cose ed aiutiamoli a riflettere su come il loro comportamento porti delle conseguenze.
Ricordiamoci che molto probabilmente il nostro bambino non sa di aver fatto male ad un altro… è nostro compito aiutarlo a capire!
In un momento successivo potremmo poi lavorare con lui per trovare strategie alternative per gestire le liti.
Un’altra tattica che possiamo utilizzare riguarda il rinforzo positivo ispirandoci alla Token Economy…
Poniamo ad esempio che il nostro bambino in classe picchi regolarmente i compagni.
Per aiutarlo a smettere si potrebbe, in accordo con le insegnanti, mettere in atto un accordo che lo coinvolga: ogni volta che eviterà di colpire il compagno e cercherà invece l’aiuto dell’adulto guadagnerà una stellina che verrà messa su una tabella e che porterà a dei premi.
In questo modo il bambino riceverà una motivazione positiva che favorirà la sua capacità di autoregolarsi…
Infine, di fronte agli episodi più gravi, noi genitori potremmo scegliere di utilizzare un’azione di “contenimento forte”.
Ad esempio, se siamo al parco e il nostro bambino non smette di picchiare potremmo comunicargli che lo portiamo a casa (e ovviamente poi dobbiamo farlo!).
In alcuni casi, è possibile valutare l’applicazione di una sanzione (intesa come perdita di un privilegio) come conseguenza diretta dell’accaduto come ad esempio non guardare la tv stasera.
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