Come ci sentiamo noi genitori di fronte alla sfida ed alla provocazione di un bambino? Quali emozioni proviamo? Che tipo di pensieri ci vengono? Che strategie utilizziamo per proteggerci e capire cosa succede? Ecco 5 consigli per comprendere i nostri bambini…
Di fronte ad un bambino che provoca e sfida noi genitori scopriamo spesso di avere ben poche frecce al nostro arco e di rimanere ben presto a corto di risposte…
In questo articolo peró non lavoreremo sulle strategie educative da utilizzare, argomento per cui ti rimando a precedenti post.
Ciò su cui voglio porre l’attenzione è invece il nostro vissuto emotivo in quanto genitori.
Come già descritto in altri articoli e nell’ebook gratuito (te lo sei perso? Nessun problema! Clicca qui) emozioni come rabbia, frustrazione, senso di impotenza, sono frequenti ed assolutamente normali e possono porre noi genitori in un atteggiamento che potremmo definire di “ostilità e pregiudizio”.
Questo groviglio di emozioni potrebbe portarci ad interpretare come sfida personale i comportamenti del bambino, quasi come se le condotte che questi mette in atto siano in qualche modo premeditate…
In realtà ciò che il nostro bambino vuole non è tanto sfidare, quanto piuttosto “testare” l’affetto dell’altro. In qualche modo è come se ci dicesse “Vediamo se mi ami davvero, vediamo se mi vuoi ancora bene anche se sono così odioso ed insopportabile, vediamo se mi resti accanto anche se ti faccio i dispetti e mi comporto da cattivo”.
In secondo luogo l’intenzione del bambino, che ricordiamocelo ancora non possiede le capacità comunicative proprie del mondo adulto, è quella di farci capire come si sente utilizzando la modalità che maggiormente padroneggia, il comportamento.
In poche parole, nostro figlio sta cercando di dirci ció che prova facendoci sentire come si sente lui…
Relazionarsi con qualcuno che mette in atto questi “test” inconsapevoli e che cerca di comunicare con noi attraverso modalità che noi non usiamo più non è facile per nessuno.
Sapere e renderci conto di cosa accade “sotto” può però aiutarci molto ad avere una visione totalmente diversa delle cose.
Cosa fare dunque?
Volendo sintetizzare potremmo provare a seguire queste strategie:
1. RIPETIAMO A NOI STESSI CHE IL COMPORTAMENTO DEL BAMBINO NON È UNA SFIDA PERSONALE CONTRO DI NOI, NON C’È PREMEDITAZIONE!
Il nostro bambino sta invece cercando disperatamente di comunicarci qualcosa e di capire se può fidarsi realmente del fatto che noi non lo abbandoneremo nonostante i suoi comportamenti.
2. RICORDIAMOCI CHE È IL NOSTRO BAMBINO PER PRIMO A NON SOPPORTARSI ED A PAGARE LE CONSEGUENZE DEL SUO COMPORTAMENTO.
Non solo vede non accolto il suo bisogno di rassicurazione e la sua paura ma viene anche punito per aver cercato di dirci come si sente!
Ovviamente dobbiamo tener conto che anche se le emozioni che nostro figlio sta cercando di comunicarci sono legittime noi dobbiamo disincentivare le modalità che il bambino utilizza…
3. NON CADIAMO NELLE PROVOCAZIONI, SEMPLICEMENTE (SI FA PER DIRE…) APPLICHIAMO LE CONSEGUENZE CONCORDATE RISPETTO AD UN COMPORTAMENTO NEGATIVO.
Ricordiamoci che se abbiamo stabilito una conseguenza (ad es. se picchi il compagno, devi stare seduto sulla sedia di raffreddamento per almeno 3 minuti), è importante che noi siamo sicuri di essere in grado di farla rispettare.
Evitiamo assolutamente di promettere un premio o una punizione che poi non siamo in grado di applicare…
4. APPLICHIAMO LA PUNIZIONE (CHE PREFERISCO CHIAMARE “CONSEGUENZA”) COMUNICANDOLA CON DISPIACERE E MAI CON RABBIA.
Il bambino deve sentire che siamo realmente dispiaciuti di doverlo punire e non che ne siamo soddisfatti, deve capire che avremmo preferito evitare, ma che siamo costretti perché lui capisca che certi comportamenti non vanno bene e non sono ammessi.
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