Il tuo bambino è insicuro e manifesta ansia al momento dei compiti? Ecco alcune semplici regole da seguire per capire cosa succede e predisporre gli interventi educativi migliori…
Il momento dei compiti in alcune famiglie assume le sembianze di una vera e propria tragedia; pianti, capricci, scuse a volte poco plausibili da parte del nostro bambino diventano comportamenti all’ordine del giorno.
Ma qual è l’origine di tutte queste difficoltà? Cosa c’è sotto? Quali strategie educative dobbiamo utilizzare per permettere al nostro bambino di risolvere le sue difficoltà e di tornare a vivere il momento dei compiti a casa con maggiore serenità?
E ancora, come possiamo aiutarlo ad acquisire maggiore sicurezza in sé stesso e quindi a lenire l’ansia e la paura di sbagliare?
In questo articolo cercheremo di rispondere a queste domande…
La prima cosa che dobbiamo tenere presente, quando ci troviamo di fronte ad una quotidiana difficoltà del nostro bambino nell’affrontare compiti, è che nella maggior parte delle casi non stiamo parlando di una mancanza di capacità o di una reale difficoltà di apprendimento.
A questo punto possiamo tirare un sospiro di sollievo! Ma fino ad un certo punto…
Potremmo infatti trovarci di fronte ad un atteggiamento di sfiducia in sé stessi, una modalità negativa di auto-percepirsi che non deve essere sottovalutata.
Questo atteggiamento trova infatti le sue origini in una mancanza di consapevolezza delle proprie capacità, intese come l’integrazione tra aree di buon funzionamento e parti fragili.
Se questa scarsa auto-percezione si incontra poi con ripetuti fallimenti a livello scolastico la frittata è fatta!
Potremmo quindi trovarci di fronte ad uno stato di sfiducia tale da costituire un reale impedimento per il bambino.
Ma come esprime il nostro bambino questa sfiducia in sé stesso?
Le modalità sono diverse ma tutte riconducibili ad una matrice comune…
- Potremmo trovarci di fronte ad una continua richiesta di attenzioni da parte di nostro figlio, con frasi quali “mamma vieni qui con me?” oppure come “papà mi aiuti con la matematica?”
Affermazioni come queste, assolutamente normali in qualunque bambino, diventano un indicatore significativo se emergono ogni qual volta nostro figlio ha dei compiti da fare.
- Potremmo poi dover fronteggiare una grande varietà di scuse, dal cartone animato che inizia tra poco al “ora ho voglia di giocare”. Anche in questa situazione ciò a cui dobbiamo porre attenzione non è tanto il rifiuto sporadico quanto piuttosto il manifestarsi continuo di uno schema di comportamento.
- Nei casi più estremi potremmo poi incontrare crisi di pianto e capricci ogni qualvolta noi genitori prendiamo in mano la cartella.
Cosa fare dunque?
- La prima considerazione che in quanto genitori dobbiamo assolutamente fare è che, se il nostro bambino si comporta così, non lo fa per farci un dispetto ma piuttosto per esprimerci un suo bisogno emotivo che deve essere accolto. Cerchiamo quindi di partire dall’insicurezza che nostro figlio ci sta comunicando…
- Dobbiamo quindi impostare una strategia di supporto che possa, con il tempo, aiutare il nostro bambino raggiungere quell’autonomia che sia noi che lui tanto desideriamo; accogliamo quindi la richiesta di assistere nostro figlio nei compiti (facciamo insieme…) per poi passare, in un secondo tempo, ad un accompagnamento meno attivo (io sono qui di fianco a te, prova a fare da solo…) ed infine a poterlo lasciare da solo alla scrivania con la possibilità di chiederci aiuto in caso di bisogno.
- Riflettiamo poi, magari insieme agli insegnanti, sul metodo di studio utilizzato cercando di impostare una modalità che sia funzionale ai compiti da svolgere. Ad esempio, quando affrontiamo un testo, È buona abitudine imparare a sottolineare e fare dei piccoli riassunti…
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