Perché i bambini non vogliono fare i compiti delle vacanze?

Come si sentono i nostri figli di fronte ai compiti per le vacanze? E’ giusto dare spazio alle loro emozioni? In che modo possiamo davvero essergli d’aiuto? Scopriamolo insieme…

Come abbiamo potuto approfondire negli articoli delle scorse settimane i compiti delle vacanze, a Natale così come d’estate, rappresentano un dovere complesso da gestire e spesso fonte di conflitti in famiglia.

Per non trasformare il momento dei compiti in una vera e propria guerra possiamo provare a mettere in campo alcune strategie… 

Realisticamente però ormai dovremmo essere consapevoli che non esiste alcuna bacchetta magica e che il momento è e rimarrà critico e difficile, sia per noi che per i nostri figli.

Ma è plausibile aspettarsi che dei bambini possano essere felici di mettersi a fare i compiti durante i periodi di vacanza?

Per rispondere a questa domanda potremmo partire da una situazione più vicina al nostro mondo adulto…

Supponiamo di aver finalmente raggiunto le meritate ferie e di aver lasciato il caos cittadino per raggiungere il luogo di villeggiatura.

Ci siamo sistemati e finalmente iniziamo a rilassarci quando, dall’ufficio, ci arriva una mail con del materiale da preparare per il nostro rientro, ovviamente da affrontare con tutta calma…

Come ci sentiamo? Quali emozioni emergono di fronte a questo “compito”? Con che atteggiamento affrontiamo quanto ci è stato chiesto di fare?

Probabilmente non con molto entusiamo…

In primo luogo perché le parole “vacanze” e “compiti” sono tra loro in contraddizione e, in riferimento all’ambito lavorativo, difficilmente possono entrare nella stessa frase.

Se sono in ferie non lavoro! 

Una frase sacrosanta…

Ho il diritto di dimenticarmi che giorno sia, di non guardare le mail, di non rispondere al cellulare aziendale e di mettere da parte, almeno momentaneamente, tutti o quasi i miei doveri.

E se, nonostante i miei diritti, queste incombenze in qualche modo mi raggiungono?

Probabilmente mi sentirò frustrato, arrabbiato, annoiato ed appesantito da mansioni che normalmente svolgerei in poche ore e quasi certamente afflitto da un senso di ingiustizia.

Curiosamente, le stesse identiche emozioni che vivono i nostri figli di fronte ai compiti per le vacanze…

Ma allora perché per noi adulti queste emozioni sono legittime e comprensibili mentre quando le vivono i nostri bambini ci appaiono fuori luogo?

Non sono forse vacanze anche per loro?

Ora, potremmo aprire una lunga discussione sull’utilità dei compiti estivi e su quanto sia giusto o meno assegnarli ma non è questo il luogo…

Che ci piacciano o meno, che ne riconosciamo l’utilità o che siamo della filosofia che nessuno disimpara a leggere e scrivere se smette di farlo per qualche settimana, i compiti rappresentano una consuetudine con cui tutti, studenti e famiglie, dobbiamo fare i conti.

Il punto cruciale forse è un altro…

Se è giusto motivare, o forse sarebbe più opportuno usare il termine “obbligare”, i nostri figli a svolgere i loro compiti dovrebbe essere altrettanto giusto comprendere e legittimare la loro frustrazione e la mancanza di voglia.

Lasciamo perdere per un momento concetti come “responsabilità” e “senso del dovere” e ricordiamo il piccolo esempio portato sopra.

Se ci concediamo di provare ed esprimere frustrazione e rabbia di fronte alle richieste del nostro datore di lavoro, perché non dovrebbero farlo i nostri bambini di fronte alle richieste della scuola? 

I compiti sono quanto meno una scocciatura quindi cerchiamo di non pretendere che i nostri figli li svolgano con voglia, serietà e massimo impegno.

Accettare che bambini e ragazzi possano non fare salti di gioia di fronte alla sola idea di mettersi a fare i compiti delle vacanze potrebbe essere una buona partenza.

Davanti alla legittima e comprensibile frustrazione possiamo scegliere la via del rimprovero e del richiamo al dovere oppure possiamo adottare una modalità di comunicazione maggiormente empatica.

Cerchiamo quindi di provare a capire i nostri figli, che dopotutto si sentono esattamente come ci sentiremmo noi, di accogliere le loro frustrazioni e di stabilire un clima di alleanza che ci permetta di raggiungere l’obiettivo di ultimare le consegne della scuola.

E magari, se ricordiamo quanto scritto in precedenti articoli, di dargli qualche consiglio su come organizzarsi al meglio!

In questo articolo abbiamo esplorato le emozioni dei nostri figli in riferimento ai compiti delle vacanze.

Per quanto più difficile, un approccio empatico che dia spazio alle emozioni dei nostri bambini è sicuramente più utile e funzionale a creare un clima di collaborazione che ci permetta di aiutare davvero i nostri figli.

In bocca al lupo!

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