Cosa accade ai nostri figli nella fase della preadolescenza? Cosa trasforma il nostro bambino in un estraneo? Quali cambiamenti e sfide deve affrontare? Scopriamolo insieme…
La preadolescenza viene anche definita l’età del cambiamento: sviluppo fisico, sessualità, socialità, scuola, conflitti… l’elenco è lungo e di certo non completo e la nostra confusione aumenta.
Proviamo quindi a vedere la cosa da un punto di vista differente…
Prima nostro figlio doveva essere accompagnato a scuola e dagli amici, andavamo insieme al parco, dovevamo seguirlo nei compiti e nella preparazione dei materiali per la scuola, gli amici si potevano vedere solo a casa o in luoghi concordati…
Dopo vuole uscire da solo, si organizza in modo autonomo, ha la responsabilità della cartella, dei materiali e della gestione dello studio, può assolvere (di malavoglia) alcune mansioni domestiche, fatichiamo a gestirlo perché aumentano richieste e conflitti, è molto più attento a come si veste ed alla marca degli indumenti…
Insomma un cambiamento epocale, ancora più difficile da comprendere e gestire se pensiamo che spesso si verifica in pochi mesi.
Un passaggio da una totale dipendenza ad una situazione di semi-autonomia…
Come possiamo trovare un senso a questi mutamenti? Possiamo provarci attraverso l’analisi di 5 domande:
- Cos’è la preadolescenza?
La preadolescenza è una fase evolutiva comune (e necessaria) a tutti i ragazzi.
E’ per definizione un’età difficile, in cui i nostri figli letteralmente non sono “né carne né pesce” e nella quale distanze, ruoli e regole vengono messi in discussione.
Il motore di questa crisi si trova in un processo di ricerca ed acquisizione di identità, un meccanismo noto come separazione-individuazione. Per quanto faticoso, questo processo è un passaggio fondamentale per arrivare, attraverso anni di maturazione e di lotte domestiche, a costruire un’identità adulta ed autonoma.
- Quando si verifica?
Generalmente la fase della preadolescenza viene collocata negli anni della Scuola Media.
Questa localizzazione temporale è però arbitraria… Non è insolito infatti trovare ragazzini che raggiungono la preadolescenza già in quarta elementare così come bambini che frequentano la prima media.
In altre parole ogni bambino è unico e segue un proprio percorso per cui ogni generalizzazione lascia il tempo che trova!
- Come cambiano le priorità di mio figlio?
Se nell’infanzia la priorità dei nostri bambini è quella di farsi riconoscere da noi come bravi e capaci, oltre ovviamente quella di divertirsi e fare nuove esperienze, in preadolescenza l’appartenenza ad un gruppo, il sociale e l’immagine di sé diventano argomenti di fondamentale importanza.
Il confronto con i pari assume un ruolo determinante (tutti gli altri hanno i vestiti di marca…) ed a volte può capitare che nostro figlio metta da parte i suoi pensieri ed i suoi valori pur di sentirsi parte di un gruppo.
La scuola, lo studio, l’essere giudicati bravi da parte dei genitori possono passare in secondo piano. Attuale diventa invece la sfida…
- Quali pensieri, vissuti, emozioni e sfide si muovono dentro i nostri figli?
Come già detto in precedenza il compito evolutivo che i nostri figli si ritrovano ad affrontare riguarda la costruzione di un identità propria.
In questa dinamica, che si gioca ad un livello inconsapevole, un ragazzino si trova a confrontarsi con il proprio modello genitoriale che mantiene la propria validità (no, i nostri ragazzi non smettono di volerci bene e di voler assomigliare a noi!) ma che al contempo deve essere sfidato ed attaccato per potersi differenziare.
In altre parole io voglio da grande assomigliare a mamma e papà ma se divento come loro non sono più io.
Questo conflitto, che si gioca su diversi livelli, è la causa dei movimenti di allontanamento e richiesta di vicinanza che tutti conosciamo e che tanta confusione causa in noi genitori…
- Come funziona la mente di un preadolescente?
La mente di un preadolescente funziona generalmente in modo molto concreto.
Vestiti, atteggiamenti, prese di posizione, adeguarsi agli altri, attenzione al giudizio altrui diventano le priorità.
Il concetto di tempo si restringe, tanto che la capacità di organizzarsi oltre la prossima mezz’ora diventa una richiesta fantascientifica.
Contemporaneamente compaiono domande solo all’apparenza filosofiche e che riguardano il perché deve studiare, andare a scuola, rispettare le regole… in genere seguiti da momenti di recriminazione per le forti ingiustizie che gli facciamo subire.
Certo per noi genitori appare chiaro che la scuola, le regole, la conquista delle autonomia, le mansioni domestiche hanno un senso ed uno scopo ben preciso e che diventare grandi non significa fare quello che si vuole ma dobbiamo ricordarci che per i nostri ragazzi il futuro è un concetto astratto ed al momento incomprensibile…
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