Qual è il significato dell’ultimo giorno di scuola e perché è così importante? Quali effetti potrà avere sui nostri figli il divieto, motivato e condivisibile, di ritrovarsi per celebrare la fine dell’anno scolastico? Come possiamo aiutarli?
Siamo ormai a giugno e, come ogni anno, si avvicina un appuntamento importante ed atteso dai nostri figli, sia bambini che adolescenti: l’ultimo giorno di scuola.
Un momento atteso non soltanto per la tanto sospirata fine delle lezioni e l’inizio delle vacanze…
L’ultimo giorno di scuola rappresenta infatti un momento di saluto e passaggio, uno snodo importante che simboleggia la crescita (vado in seconda, ho un anno di più…) e che certifica le conquiste raggiunte.
La notizia era nell’aria da tempo ed ormai può considerarsi ufficiale, quest’anno l’ultimo giorno di scuola non si farà.
O meglio sarà solo virtuale.
Le motivazioni sono certamente valide e comprensibili… Ci sono troppi rischi ed è complicato organizzare il rientro in piena sicurezza.
Come detto un motivo valido che però non cancella l’ennesima rinuncia che stiamo chiedendo ai nostri figli, l’ennesima privazione in un anno già pieno di divieti e stravolgimenti.
Ma perché chiudere un ciclo e salutarsi è così importante?
Una giornata dedicata al saluto a fine anno ha soprattutto un significato simbolico, quello di condividere e di dare espressione e significato ad emozioni che tutti proviamo ma che per bambini e ragazzi risultano difficili da elaborare.
Crescere ed andare avanti hanno infatti una valenza positiva ma portano anche tristezza per ciò che ci lasciamo alle spalle…
Vissuti molto più intensi se pensiamo agli studenti che cambiano ciclo alla fine della scuola primaria, delle medie e quando si fa la maturità.
L’ultimo giorno di scuola è infatti un rito di passaggio importante per gli studenti e simboleggia la conclusione di un’epoca e la possibilità di guardare alle fasi successive della vita senza però dimenticare (e quindi integrare) quanto si è vissuto ed imparato negli anni precedenti.
Un rito importante quindi… Basta pensare ai tanti ricordi che ognuno di noi custodisce di quegli anni.
Un momento di passaggio, di elaborazione interiore, che aiuta ad accettare più facilmente il distacco o l’addio mettendo un confine concreto per poi poter affrontare con più serenità il cambiamento.
Quali effetti potrà avere la mancanza di questo rito di passaggio?
Non poter effettuare il saluto in modo adeguato potrebbe lasciare un vuoto, un senso di incompiuto nei nostri figli.
Dobbiamo poi ricordare che questa nuova mancanza si inserisce in un contesto dove malattia, morti e isolamento sono diventati un argomento quotidiano…
Niente di irreparabile, chiariamo, ma certamente una piccola ferita che va a sommarsi alle tante rinunce che i nostri figli hanno già dovuto subire in questi mesi di emergenza.
Ma quindi cosa possiamo fare noi genitori per aiutarli?
Partendo dal presupposto che la sicurezza viene prima di tutto, che nessun genitore esporrebbe consapevolmente i propri figli a dei rischi ingiustificati e che il ritorno alle restrizioni di poco tempo fa è l’ultima cosa che tutti, adulti e bambini, volgiamo il nostro compito come genitori diventa quindi quello di aiutare i nostri figli a trovare un significato.
Come possiamo farlo?
Iniziando a preparare i nostri figli a questa mancanza, magari utilizzando quanto abbiamo appreso sul cambiamento (per approfondimenti clicca qui!).
Dedichiamo poi del tempo ad aiutarli a riconoscere e raccontare le emozioni complesse e spesso contraddittorie che stanno provando e che certamente anche noi ricordiamo bene.
Armiamoci infine di grande pazienza e mettiamo in preventivo difficoltà e piccoli momenti di crisi.
Se poi le cose dovessero evolvere in positivo e fosse possibile fare una piccola festa, magari al parco, tanto meglio!
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