Il nostro bambino rifiuta di fare i compiti? Non riusciamo a farlo studiare? Arriva a sfidarci ed a provocare? Potrebbe trattarsi di un atteggiamento oppositivo… Ecco 3 cose che devi assolutamente sapere!
Di fronte ad un bambino che rifiuta di fare i compiti abbiamo un grosso problema.
Fermo restando che i compiti vanno svolti, per quanto a volte ci sembrino eccessivi, ci troviamo ad affrontare una situazione complicata e che coinvolge diversi fattori…
In primo luogo la banale (mica tanto…) organizzazione del suo e nostro tempo libero!
Ogni genitore infatti sa bene che il tempo extra-scolastico ed extra-lavorativo è poco… Essendo quindi una risorsa preziosa l’organizzazione ci permette di sfruttarlo al meglio.
Ma cosa succede se i nostri programmi ben congegnati si bloccano a causa di un rifiuto a svolgere i compiti?
Dobbiamo poi gestire la nostra reazione, spesso caratterizzata dalla rabbia e dal senso di frustrazione che deriva dal mancato rispetto della nostra autorevolezza.
Aggiungiamoci anche la preoccupazione per la presenza di una qualche difficoltà che nostro figlio potrebbe avere a scuola e di cui noi non ci siamo accorti…
Non dimentichiamoci infine di includere la fatidica (ed estremamente comune…) domanda: cosa penseranno gli altri (insegnati, altri genitori, nonni…) di noi genitori se anche domani si presenta senza compiti?
Come fare quindi?
Utilizzando ancora una volta la definizione del nostro approccio, comprendere per educare, cerchiamo di capire al meglio la situazione prima di intervenire…
- Distinguiamo l’oppositività dalla mancanza di voglia!
Diciamoci la verità… Nessuno ha voglia di fare i compiti!
Non ne hanno i nostri figli come non l’avevamo noi alla loro età. Potremmo anche dire, in modo fin troppo onesto, che la stessa cosa vale per l’andare al lavoro.
Certo, tutti noi ci alziamo il lunedì mattina e senza grandi proteste ci rechiamo in ufficio, ma ne abbiamo davvero voglia? Non preferiremmo invece fare qualcos’altro? Che so, andare al mare…
Ovviamente ci rechiamo lo stesso al lavoro, ma ci siamo mai fermati a chiederci il perché?
La risposta è complessa e coinvolge argomenti quali il senso del dovere, la responsabilità, il bisogno, i vantaggi della realizzazione professionale…
Ma i nostri figli possono capire e fare loro questi concetti? Molto difficile…
Ecco che allora la mancanza di voglia diventa un qualcosa di normale, che può essere aggirata con un atteggiamento empatico.
Se questo non fosse sufficiente, se ci accorgiamo che la resistenza al compito in realtà coinvolge qualcosa di più profondo allora potremmo trovarci di fronte ad un atteggiamento oppositivo.
- Oppositività, cosa c’è sotto?
Spesso la condotta oppositiva è una cortina fumogena, un comportamento che il nostro bambino mette in atto per distrarci dalla reale difficoltà…
E quale sarà questa difficoltà?
Probabilmente che nostro figlio non si sente in grado di fare i compiti bene, si sente insicuro, e quindi si ritrova a mettere in atto un comportamento che di fatto lo allontana dalla fonte della sua ansia.
Non faccio perché ho paura di sbagliare, di non essere abbastanza bravo, di non riuscirci…
Qualcosa di molto diverso dalla semplice (e condivisa!) mancanza di voglia!
- L’atteggiamento oppositivo nasconde una reale difficoltà?
Molte volte no! Possiamo quindi tirare un sospiro di sollievo…
Il rifiuto a fare non è quasi mai collegato con una problematica reale (per essere chiari con un basso livello intellettivo!) quanto piuttosto all’immagine che il nostro bambino ha di sé stesso ed alla percezione di quanto si sente capace.
Se nostro figlio si è trovato più volte a non riuscire subito nei compiti, esperienza assolutamente normale in quanto si va a scuola per imparare cose nuove, può essere che abbia accusato il colpo e magari che abbia cominciato a credere di non essere abbastanza bravo.
Ecco allora che di fronte ad una consegna che non è sicuro di riuscire a svolgere il bambino preferisce rifiutarsi attraverso un atteggiamento che lo protegge dalle frustrazioni e lo allontana dal proprio vissuto di non efficacia.
Nulla di grave quindi? Non proprio…
E’ infatti importante ricordare che un atteggiamento di sfiducia nelle proprie capacità può arrivare ad essere limitante tanto quanto una reale difficoltà cognitiva!
Pensiamo ad esempio alle scelte future, alla scuola superiore, alla possibilità di andare all’università…
Lascia un commento