Qual è il significato dell’urlare ai bambini? Quali effetti può avere sui nostri figli? Quando invece è utile? Scopriamolo insieme!
E’ capitato a tutti…
Il nostro bambino corre per casa, gioca in modo scomposto, non ascolta i nostri richiami e rischia di rompere qualcosa e farsi male… e alla fine arriva il nostro urlo!
L’unico modo (che ci viene in mente…) per farci finalmente sentire.
Ma è davvero così? Dipende…
In questo articolo cercheremo di capire meglio il significato di un urlo rivolto al nostro bambino, quando la sgridata con tono di voce alto ha un effetto e quando invece può dimostrarsi deleteria e dannosa.
Partiamo dal significato…
In genere urlare ai nostri figli trasmette un messaggio forte e ben udibile.
Questo non si fa! Così ti fai male! L’adulto sono io e devi ubbidirmi!
Ma il messaggio è sempre così chiaro per noi genitori? Molto spesso no…
Ecco allora che urlare diventa espressione di una lotta per il potere, come se dovessimo esprimere in modo chiaro e netto che abbiamo noi il timone e che si fa quello che diciamo noi.
In linea di massima nulla di sbagliato… ma la modalità scelta per questa dimostrazione di potere può rivelarsi un’arma a doppio taglio.
Il messaggio implicito nella strategia che stiamo utilizzando può essere infatti letto come una sorta di “il più forte vince”… non proprio una linea educativa impeccabile!
Qual è il nostro progetto educativo?
Molto spesso non lo sappiamo nemmeno noi…
Fortunatamente il genitore di oggi non è più quella figura autoritaria del passato, che si faceva obbedire perché fondava il suo rapporto con i figli sulla paura (per approfondimenti sullo stile educativo autoritario clicca qui!).
Il problema che oggi incontriamo è che la caduta di questo modello ha lasciato un vuoto nelle nostre modalità di essere genitori…
Mamme e papà sono diventati più morbidi e affettivi, più attenti ai bisogni e più sensibili alle conseguenze di ciò che fanno.
Questa modalità più attenta può però scivolare verso una pericolosa accondiscendenza, verso una percezione del limite come un qualcosa di negativo che ci porta a perdere completamente il controllo della situazione.
Ed è in questi casi che l’urlo o nei casi più difficili il ricorso alle mani ci restituisce, almeno apparentemente, la nostra condizione di adulto e genitore, di chi cioè è chiamato a guidare educativamente il bambino.
Chiaramente una modalità che non funziona e che porta figli e genitori a vivere un continuo stato di confusione rispetto ai reciproci ruoli.
Una confusione che andrebbe risolta non urlando ma stabilendo regole comuni chiare e condivise, argomento di cui ci occuperemo nelle prossime settimane.
Quali effetti negativi può avere urlare ai bambini?
Per rispondere a questa domanda occorre fare subito una precisazione…
Ogni bambino ed ogni genitore ha delle proprie caratteristiche uniche pertanto, come già specificato in diversi articoli, non è possibile stabilire con assoluta certezza che un determinato comportamento porti a conseguenze chiare e prevedibili.
Nel nostro caso, un singolo urlo non comporta quasi mai conseguenze definitive e deleterie per i nostri figli!
E’ comunque bene conoscere come le nostre grida vengono vissute ed aprire uno spazio di riflessione su come e quanto questa modalità vada utilizzata.
La prima cosa che dobbiamo sapere è che le urla, anziché migliorare il comportamento dei bambini, ottengono spesso l’effetto opposto.
Questo accade perché, come già spiegato in precedenza, il messaggio implicito di questa modalità rimanda alla supremazia ed alla lotta per il potere.
Siccome io sono adulto (quindi più grande, importante, forte…) allora tu mi devi ubbidire…
Un messaggio che diventa pericoloso, soprattutto se ad esempio lo immaginiamo espresso nei confronti di un fratellino più piccolo o di un compagno di scuola.
Un messaggio che, a voler ben vedere, abbiamo insegnato noi!
Un ulteriore possibile criticità riguarda poi il modo in cui il nostro bambino percepisce ed interiorizza dentro di sé il nostro urlo…
Il bambino a cui abbiamo urlato, che abbiamo sgridato, strattonato, l’adolescente sminuito e umiliato potrebbero infatti percepire questi gesti come vere e proprie ferite ed arrivare, con il tempo, ad acquisire un immagine di sé stessi svalutata ed un’autostima bassa.
Quando invece l’urlo funziona?
L’urlo, in ambito educativo, dovrebbe avere una funzione di STOP!
Un segnale chiaro ed inequivocabile, usato con parsimonia e solo in casi particolari per indicare un pericolo o un comportamento fortemente sconveniente.
Un’interruzione repentina della condotta pericolosa cui deve seguire, dopo un breve lasso di tempo per sbollire, un discorso più pacato per far comprendere al nostro bambino cosa di sbagliato c’era nel suo comportamento e quali emozioni ha causato in noi.
A titolo di esempio potremmo provare con frasi come “la mamma si è arrabbiata perché…” e anche “il papà si è preoccupato quando…”.
Perché in fondo lo scopo educativo ultimo che noi genitori dobbiamo avere è quello di aiutare i nostri figli a capire cosa è giusto e cosa sbagliato, cosa è pericoloso e cosa bisogna evitare… ma soprattutto perché!
Ecco allora che l’urlo, inteso come STOP!, può diventare uno strumento utile e prezioso se, come detto, abbinato ad un momento di confronto in cui è possibile parlare di ciò che è successo, delle emozioni coinvolte e delle possibili soluzioni.
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